

Riferimento:
Re di macchia è un’immaginazione nell’immaginazione. Cioè, nel quadro più immediato della fantasia con cui è concepito, sta un punto bizzarro e stravagante, che segnala qualcosa come nel cielo capovolto di un radar: l’idea di retrodatare il racconto in una dimensione sognata della storia.
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“…Io vedo così Re di macchia. E il suo stile schietto e immediato, molto spesso volutamente ingenuo più ancora che naif, il gusto stesso del proverbio irrelato e del ribobolo, lo prendo per un carillon che si metta a suonare, d'improvviso, nel silenzio e nel buio di una villa di campagna, chiusa per anni, e rivisitata in una sorprendente notte d'estate. Il suo marchingegno, Modugno lo svela dall'inizio, invitando subito il lettore a fare i conti con quella che abbiamo definito invenzione nell'invenzione, e con l’ironia di fondo che autorizza a ritenere la letteratura un gioco, una morte felice.
Ma non si tratta, nemmeno in questo caso, del solito manoscritto ritrovato nella cassapanca.
Bensì di un lascito, uguale a tante altre cose, registrato da un notaro che ha tutte le caratteristiche dei personaggi che lo seguiranno, e con lo stile che seguirà.
Voglio dire che tutto appartiene allo stesso tempo, alla stessa illuminata «grotta» etrusca
(o maremmana)…” Dalla prefazione diAlberto Bevilacqua