«Non han sì aspri sterpi né sì folti / quelle fiere selvagge che in odio hanno / tra Cecina e Corneto i luoghi colti». Così Dante individuava i confini della Maremma fra la cittadina livornese e l'odierna Tarquinia. Aldo Mazzolai coltiva con la sua sorprendente scrittura la memoria di questo territorio: «Ha accompagnato questo lavoro una pure taciuta polemica nei confronti di coloro che per troppi secoli hanno identificato questa nostra Maritima come simbolo della malaria, del deserto e del banditismo, nascondendo alla propria presunta cultura il fatto che essa, invece, aveva avuto nel proprio territorio ben cinque capitali etrusche. Mi commuove ricordare che, contro questa prepotente e dispregiativa opinione, anch'io ho lottato»(dalla prefazione dell'Autore).
Il libro dello studioso grossetano offre un breve ma significativo excursus dei miti del mondo ellenico attestati nella terra di Maremma al tempo degli etruschi. Dalle isole a Populonia, da Vetulonia a Roselle, da Castiglione della Pescaia a Talamone, Saturnia, Sovana e altre capitali dell’antica Etruria, il quadro che emerge è quello di un nostalgico ricordo di un popolo che, come ricorda lo stesso autore, "nel millennio destinatogli, accettò dal mondo ellenico non soltanto la ricchezza derivata dai commerci, ma anche non pochi aspetti culturali, che finirono per essere predominanti". Manuela Cini