

Riferimento:
Il libro è nato dal desiderio di testimoniare un periodo della nostra storia sul quale molti autorevoli personaggi hanno scritto. Le vicende legate al ’68 sono viste con gli occhi della memoria di chi, allora giovane studente universitario, ha vissuto direttamente quei fatti nel contesto pisano, non come leader, ma come onesto e appassionato gregario.
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“È buona norma diffidare della memoria. Della propria innanzi tutto; della quale conosciamo bene le insidie, la sua tendenza a confondere i ricordi e a sfumarne i contorni,
fino a sovrapporli e a aggrovigliarli a tal punto da rendere vano ogni tentativo di collocarli lungo una plausibile linea del tempo. A maggior ragione è consigliabile non fare affidamento sulla memoria degli altri, per la quale il più delle volte non disponiamo dei riscontri sufficienti a renderla per noi attendibile; neppure quando l’oggetto del ricordo è lo stesso. Il medesimo evento infatti è vissuto da ciascuno a suo modo e, a distanza di tempo, sono di solito più le sensazioni soggettive che ce lo rendono reciprocamente estraneo, che le emozioni comuni che, collettivamente rievocate, dovrebbero farne una memoria condivisa.”