Alle radici di una professione. Si può senz’altro dire che il commercio ambulante sia il padre di tutte le forme di commercio oggi esistenti, e il suo progenitore è il baratto. Gli ambulanti iniziarono a svolgere un ruolo sociale oltre che meramente commerciale, poiché contribuirono alla diffusione delle “novità” e delle innovazioni verso le classi che ne sarebbero altrimenti state escluse riferendo fatti e notizie del mondo esterno alla città, che diversamente sarebbero rimaste sconosciute. Nell’interesse degli abitanti che si occupavano di altre attività rispetto all’agricoltura, spesso i comuni arrivarono a costringere i nobili grandi proprietari fondiari e produttori di grani a trascorrere almeno sei mesi all’anno entro le mura cittadine con le loro famiglie allargate ai servi, fantesche e clienti per attirare in città scorte alimentari che altrimenti non vi sarebbero giunte. Tutto questo commercio andava rifornito, stimolato e aiutato: nacquero allora le fiere. Il mercato aveva lo scopo di soddisfare le esigenze della città o del quartiere, e l’attività prevalente era quella di commercio al minuto; nelle fiere invece erano prevalenti gli scambi tra i grossisti. Un’altra importante differenza tra mercati e fiere era che nella maggior parte di quest’ultime non esisteva il dazio sulle merci. È proprio nelle fiere che avvenne il passaggio dalla moneta-metallo alla moneta-carta. Le grandi fiere annuali, ove convergevano migliaia di persone, erano anche luogo di incontro, di svago e di socialità. Le merci acquistate nelle grandi fiere entravano poi nel circuito cittadino attraverso i mercati o i negozi stabili. I negozi artigianali specializzati iniziarono a raccogliersi nelle stesse vie che finirono per prendere il nome del mestiere che vi veniva esercitato.